123. LUCIFERO

 I filosofi della modernità hanno l’aspirazione di agire, di cambiare il mondo dopo averlo interpretato o anche solo per averlo interpretato. Sono, dopo tutto, creazionisti al contrario. Se devono ammettere di non essere in grado di crearlo, vogliono annullarlo il mondo, o almeno umiliarlo, in una accanita critica ascetica o cinica non priva di godimento mortifero. Di base, desiderano appassionatamente dire l’ultima o la prima parola che cambi completamente la narrazione del mondo come filosofia o, faccenda sostanzialmente molto più ambiziosa, come Storia.  “Và, và, povero untorello!”, verrebbe da dire. In quella alternativa tra attivismo e nichilismo si potrebbe inserire invece il realismo della psicanalisi che non si occupa di come dovrebbe essere il mondo. Ammesso che “c’è dell’Uno”, lascia che il due navighi nel mare della complessità, senza voler dare sostanza allo zero ma anche senza affannarsi a produrre il tre pacificante, la sintesi dialettica, ancoraggio per meglio riprendere la navigazione verso un orizzonte hegeliano in sé irraggiungibile. Altrimenti non sarebbe orizzonte, limite che portiamo con noi, no?

 L’ingegner Musil non ci sta, il suo uomo senza qualità cerca comunque di sapere chi è a fronte del tutto. Suppone che, al caso, saprebbe tutto. “-Perché non siamo realisti? – Si chiese Ulrich, il matematico. Non lo erano né lui né lei, su questo da gran tempo i loro pensieri e azioni non lasciavano dubbi: ma nichilisti e attivisti sì, lo erano, e ora l’uno ora l’altro, secondo i casi”. Il realismo del vel invece che dell’aut non è gradito da chi vuol vivere nell’illusione dell’Assoluto incestuoso, del reficere unum, che è l’idea degli eroi, dei fissati, dei filosofi e degli innamorati.

In aritmetica uno più uno eguale splendidamente un due, ma a voler compiere l’operazione nella “realtà”, se non ci restano sempre tra le mani due unità, di qualunque oggetto si tratti, al massimo ne ricaviamo un uno incollato o mescolato e comunque rabberciato, mentre se si tratta di noi soggetti, mai due mancanze di significato, ciò che siamo, si completeranno a vicenda.

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