135. GRODDECK

Il soggetto umano è quello inventato da Freud, soggetto dell’inconscio e pertanto del desiderio e, pertanto ancora, dell’etica nell’insopprimibile rapporto con l’Altro. Costitutiva ne è l’angoscia, il senso di colpa per l’esilio dalla natura, cui consegue “il disagio della civiltà”, essenze alle quali non si vede come si possa porre rimedio. Vogliamo o non vogliamo restare umani e tenercelo, l’inconscio? Perché la parola suona ancora come contro-valoriale?

 Nella lettura che Lacan fa del voto di Freud “Wo Es war soll Ich werden” sostituendo all’Ich il soggetto e all’Es il Reale dell’inconscio, rimane, sia pure più circospetta, quell’intenzione ottimistica che, presente in Freud qui e di tanto in tanto, trasversale nella psicanalisi altrimenti poco allettante nel suo presunto radicale pessimismo (l’Io ideale umiliato dall’inconscio), può risultare fuorviante nella lettura degli epigoni. L’esempio più madornale, addirittura comico, è l’elevazione a ideale antropologico della fase cosiddetta genitale, la pere-version in cui si disciplinerebbe la cosiddetta “relazione d’oggetto” come prodromo della maturazione riproduttiva di ometti e donnette i quali, come si sa, se le faranno in verità di tutti i colori. O l’Io ragionevole, a sua volta maturato, che dopo essere andato d’amore e d’accordo con lo psicanalista quel giorno di buon umore, andrà d’amore e d’accordo con tutti per sempre.

 Questa faccenda della “maturazione” sembra la metafora progressista nel senso di un telos, possibilmente verso un punto di perfezione buono per l’Io e per la civiltà. Così tutte le disgrazie umane sarebbero dovute all’inciviltà di un Es residuo.

 Vien da chiedere: che male mai vi ha fatto questo Es senza che voi foste d’accordo!? Com’è che l’Io si ingrosserebbe a spese dell’Es, magari a rischio di ipertrofia? Non sono entrambi componenti soggettivamente integrati?

 Non è il caso: Lacan non fa che sancire le buonissime ragioni, ampiamente testimoniate nelle cronache umane, soprattutto nella cronaca nera, di un decentramento, una benedetta deminutio dell’Io in cui consisterebbe la novità “copernicana” della psicoanalisi a detta di Freud stesso.

 La psicanalisi non lavora affinché un Io possa gridare vittoria sull’inconscio o sull’Es o sul Reale per l’avervi guadagnato terreno in vista di una meta immaginaria che aggiri l’Altro. In favore di cosa l’avrebbe guadagnato se non dell’Immaginario? L’Es è semplicemente una parte di noi stessi alla quale non abbiamo fatto l’abitudine e l’hybris che, decisamente in opposizione ad esso, alligna nell’Io ideale come isolamento narcisistico e nella trasgressione come alienazione nell’oggetto, non ha nulla di prometeico, più che uno slancio verso il sapere è una fuga da esso.

 D’altra parte, la psicanalisi non è una didattica e al massimo insegna ad astenersi dall’insegnare. Se pure dov’era l’Es ci sarà l’Io, nella traduzione letterale dell’aforisma freudiano “wo Es war soll Ich werner”, là non saremo meno soli a vedercela con il senso della vita.

 “Das Buch vom Es” sarebbe troppo, certo, ma il libretto di Recalcati che si intitola “Elogio dell’inconscio”, sottotitolo “Dodici argomenti in difesa della psicoanalisi”, sarebbe bene diventasse uno tra i testi raccomandati per la scuola pubblica se non altro come antidoto per la tendenza a farne il luogo esclusivo della costrizione e della fatica in ordine ad acquisire le competenze utili prima di tutto al padrone.

 Così che almeno in parte si restituisca alla parola scuola il suo antico significato greco opposto a quello di addestramento faticoso e più vicino a quello di inutilità. Meno lontano perciò dalla possibilità di godere nell’imparare. Con quel libretto entrerebbe forse qualche soggettività in cui si possa scorgere il rovescio di tutte le competenze impartite, almeno fino al punto che rimanga ancora un po’ di spazio per l’ironia del vecchio professore umanista che annunziava: “Chi sa fa, chi non sa insegna e chi non sa e non fa comanda…”. Questo quando era di buon’umore, ma raramente di lunedì, forse in attesa del godimento nell’insegnare.

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento