78. STRUTTURA

È stato un fenomenologo immaginario, Merleau Ponty, a donare implicitamente la più bella se non la più utile definizione dello strutturalismo. Riguarda la cultura: “non importa che libri o quanti libri si siano letti, importa solo l’ordine in cui si sono letti”.

 La cultura è una struttura qualsiasi, cioè anti-assiologica, di augurabile in essa o di necessario, come in qualsiasi struttura, non c’è “quasi niente”, come direbbe Jankélévicth. Per la semplice ragione che “tutto” vi è egualmente necessario.

 La mia generazione, nata alla lettura in concomitanza con l’inizio dell’era democristiana, ha letto (per puro piacere, giacché gli altri libri che si leggono senza piacere non valgono nulla) prima Salgari, poi il moralista Hemingway e l’immoralista Moravia.

 Passo al personale, a dieci anni mi accadde di leggere “Via col vento” prendendolo dalle mani di mia sorella più grande contemporaneamente all’uscita del film. A quattordici o quindici anni, Thomas Mann. Non so quanto poi sia stato più formativo Lewis Mumford, che usciva per Edizioni di Comunità ma anche per Etas e Bompiani, poi, esattamente quando non saprei, “L’interpretazione dei sogni” nella traduzione, se non ricordo male, di Bazlen, edita per Astrolabio, il libro che tra tutti più mi dispiace di avere disperso. Poi, insieme a tutti gli altri libri, tra cui negli anni ’60 lo straordinario “Lolita” che non si può non rileggere, alcune opere scelte di Freud che uscivano in concorrenza tra Avanzini e Boringhieri quando quest’ultimo aveva già cooptato Musatti per le opere complete.

 Non parliamo dei testi lacaniani che non conobbi prima degli anni ’70.

 A dire il vero, chi scrive lesse quasi per caso nei primi anni ’50, appena adolescente, alcuni fondamentali scritti di Freud in una raccolta edita da O.E.T (Edizioni del Secolo, Roma, 1947), ottimo libro per le geniali traduzioni di Umberto Barbato che conservo come una reliquia e ancora rileggo intercalandolo con “I Promessi Sposi” nell’edizione Redaelli–Rechiedei del 1869, riccamente illustrata. Non credo ci sia miglior augurio da fare ai giovani che di poter leggere tre volte a intervalli di 20 anni uno stesso libro!

 Un’avvertenza per l’eventuale lettore di questi spunti di meditazione: essi procedono in una serie suppergiù casuale, senza ordine consecutivo pur essendo stati scritti di seguito. Se qualcuno volesse leggerli potrebbe leggerli a ritroso e comunque preferirei che il libro fosse letto sfogliando le pagine a caso: non vogliono edificare, vogliono fare curiosità, dato che non c’è libro che non sia complementare per senso di tutti gli altri.

 Vorrei che le allusioni e le citazioni virgolettate cui indulgo senza rimando e che mi saranno rimproverate, siano enigmi ingenui che lascino trapelare la loro soluzione (via internet?), poi chissà.

 Se alcuni temi e concetti appaiono ripetuti e rimodulati, ciò è dovuto al mio timore che non si raggiunga quell’effetto globale di più lenta riverberazione soggettiva che è il valore inopinato, fortuito e pertanto vero di una lettura.

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