Nelle innumerevoli sedimentazioni derivanti dalla non-lettura dei testi di Freud spicca l’interpretazione riferita a fissazione anale dell’ossessione per il denaro e in generale dell’avarizia che, insieme con i rituali compulsivi e il pensiero invasivo volto a misurare e controllare, caratterizzerebbero nei sintomi la nevrosi ossessiva.
C’è da tener conto di un risvolto lacaniano: l’ossessivo “desidera desiderare l’impossibile” e non c’è migliore puntello per quel desiderio, migliore antidoto alla consapevolezza della sua verità chimerica (metonimica, in senso lacaniano, nel suo versante oggettivo), del denaro. Lo sfondo della nevrosi ossessiva è l’illusione e l’attesa, coltivata come tale, della prossimità con la Cosa pulsionale simbolizzata come oggetto contendibile (con il padre), così che il denaro possa alimentare le fantasie in cui disconoscere l’impossibile e tenersi il sintomo, essenzialmente mercantile ma perfezionista.
Nella pratica degli scambi il denaro è poco sempre.
L’ossessivo è rimasto illuso sul sentiero dei significanti tanto da rinunciare all’uovo del godimento “perverso” infantile per la gallina di un giardino delle delizie erotiche custodite presso l’Altro, un luogo che diventerà sempre meno credibile e sempre più verbalizzato, ma non senza quel brivido di godimento al quale resta fissato e che si riproduce ogni qual volta sfogli un catalogo corredato da listino prezzi: evita infine la presa sull’oggetto indovinando che non è del prezzo giusto. Vero, il godimento è gratis, salvo il rischio incalcolabile dell’atto, esattamente ciò che egli rimanda all’infinito. Un complicato fantasma infantile sado-masochista-anale permane nel maturo godimento di collezionista di pure possibilità (erotiche), talvolta, di là di qualche resto “perverso”, in una specie di astinenza puritana per ciò che può realizzarsi concretamente.
L’intermittente prodigalità che è un aspetto della nevrosi isterica rende invece ragione del “desiderio di un desiderio insoddisfatto”. La sua “depense” segna il godimento di un acting out, atto inconsulto, come quella dell’ossessivo segnerebbe un momento, sempre amleticamente rimandato, di passaggio all’atto fin troppo ponderato. Il godimento dell’isterica pulsa tra deprivazione e concreto quanto deludente risultato di collazioni di oggetti anche d’uso che si rivelano inadatti o sbagliati, contro, nel caso dell’ossessivo, una collezione di oggetti di scambio da non scambiare mai.
Per inciso, possiamo decidere che nei rivoluzionari non manchi un po’ di isteria? Un antagonismo di principio passa sempre attraverso attivismo e nichilismo, godimenti discontinui e continuo scontento.
L’argomento del denaro nelle due classiche nevrosi codificate da Freud è presto detto, ma, già che ci siamo, qual è il rapporto che si creerebbe tra disponibilità di denaro e le manifestazioni di una psicosi? È detto ancora più presto: uno psicotico ricco appare in società un po’ meno psicotico, spesso solo un originale; questo a livello dell’immaginario sociale, ma c’è un motivo più spiccatamente lacaniano: il denaro può nutrire qualunque sintomo che, a sua volta, può consumare e disperdere un po’ di delirio fantasmagorico negli aspetti più appariscenti di presa oggettuale.